“Dobbiamo sposarci
ogni giorno
donandoci un amore
infinito.
Sposarsi è
accettarsi l’un l’altro
e unirsi l’uno
all’altro.
Sposarsi è avere
tutta la vita
per aiutarsi e
completarsi amando.
Sposarsi non è
solo camminare mano nella mano,
perché è facile
unire i corpi,
ma è andare cuore
a cuore,
perché è più
difficile
amarsi con
tenerezza”.
(K.
Gibran)
I giorni trascorsero
tranquillamente, senza che ci fossero grosse novità. Cristina approfittò del
tempo a sua disposizione per andare a salutare tutti i suoi parenti che
l’aspettavano e che, chi più chi meno, cercarono di convincerla a restare. Si
volle godere appieno quei giorni di riposo, cercando di sfruttare tutti i
ritagli di tempo che le restavano tra una faccenda e l’altra. Rivide, con
piacere, alcuni cari amici del suo paese che, incontrandola, la salutarono
festosamente, stupiti di vederla nuovamente su quelle strade. Insomma, ora dopo
ora, giorno dopo giorno, era ormai giunto il momento del matrimonio e, quindi,
la fine della vacanza. Come avevano detto al telegiornale, la sera prima, la
giornata si preannunciava serena e tiepida, tipica temperatura primaverile. Non
c’erano nuvole che minacciavano di rovinare la festa ed il sole aveva, ormai,
fatto capolino dal mare. Tutto, quindi, sembrava perfetto. Alle sette e un
quarto circa, un trillo di telefono fece cadere dal letto Cristina che stava,
ancora, dormendo placidamente. “Pronto?” rispose con voce roca.
“Cristina,
sono Marta. Non mi dire che stavi ancora dormendo?”
“Se vuoi
non te lo dico ma, resta il fatto, che STAVO DORMENDO!!!”
“Senti, mi
dispiace... ma devi assolutamente venire qua. Non trovo i guanti, mi si è
sporcato il velo, il parrucchiere non arriva... insomma sono in preda al
panico. Sbrigati a venire oppure non mi sposo!”
“Calmati!
Mancano ancora cinque ore al matrimonio, c’è tutto il tempo...”
“No, no!
Non ce n’è tempo... vedrai che non ce la farò mai ad arrivare puntuale”
“E sarebbe
una novità?”
“Ma
insomma, TI SBRIGHI A VENIRE???”
“E si, si.
Dammi almeno il tempo di sciacquarmi il viso”
“Ti aspetto
allora, ciao” e chiuse il telefono.
“Il
buongiorno si vede dal mattino” pensò mentre, in tutta fretta, si sistemava per
raggiungere l’amica.
Arrivata a
casa di Marta, trovò tutti in preda all’agitazione assoluta: la madre correva
per l’intera casa a cercare i guanti; una sorella che cercava di mandare via la
macchia dal velo e l’altra che, allo specchio, provava, disperatamente, a
tenerla ferma per poterla truccare; il padre, nel frattempo, teneva impegnati i
fotografi che avevano montato i vari cavalletti e stavano aspettando per
cominciare a scattare qualche foto. In tutto quel trambusto, Cristina aveva
cominciato a perdere la ragione: non si capiva niente. Per forza che erano in
preda al panico! Facendosi largo tra quella gente, raggiunse Marta che,
sconsolata, se ne stava seduta su una sedia a piangere: “Non ce la farò mai! -
piagnucolava - Non arriverò mai in tempo!”
“Senti,
adesso basta. Tua madre ha già trovato un guanto e si trova sulla buona pista
per scovare pure l’altro; il trucco ti starà d’incanto, la macchia è già
sparita ed il parrucchiere, sicuramente, starà arrivando. Non hai alcun motivo
di stare qui a piangerti addosso”
“Ho paura!”
“Ho capito!
Adesso chiamo Marco e gli dico che non se ne fa niente... così vediamo se ti
passa la paura!”
“Ma sei
matta? Mi vuoi vedere morta, proprio il giorno del mio matrimonio?”
“Ti rammento che sono tornata per assistere al tuo matrimonio e non al tuo funerale... ma se continui così sarò io stessa ad ucciderti, con queste mani. Ne avanzi ancora una per stamattina. Ma io dico, non ti è passato per la mente che potessi ancora dormire? In effetti, a ben pensarci, è un’assurdità essere a letto alle sette del mattino, soprattutto se la sera prima si è andati a letto tardi... Perdonami se ho aspettato che mi telefonassi per venire: avrei dovuto prevederlo...”, diceva tutto questo in tono più che ironico, accompagnandosi con gesti ed inchini teatrali fin quando, finalmente, non sentì Marta ridere.
“Ti rammento che sono tornata per assistere al tuo matrimonio e non al tuo funerale... ma se continui così sarò io stessa ad ucciderti, con queste mani. Ne avanzi ancora una per stamattina. Ma io dico, non ti è passato per la mente che potessi ancora dormire? In effetti, a ben pensarci, è un’assurdità essere a letto alle sette del mattino, soprattutto se la sera prima si è andati a letto tardi... Perdonami se ho aspettato che mi telefonassi per venire: avrei dovuto prevederlo...”, diceva tutto questo in tono più che ironico, accompagnandosi con gesti ed inchini teatrali fin quando, finalmente, non sentì Marta ridere.
“Scusami,
hai ragione... ma ero così nervosa che non ho proprio guardato l’orologio. Ma
non è che ti addormenti durante la cerimonia?”
“Sarebbe
bellissimo! Ci pensi? Mentre il sacerdote sull’altare ti dice: <<E tu,
Marta, vuoi prendere...>>, io, seduta vicino a te, comincio a
russare...”. Risero tutt’e due così tanto da non accorgersi che, nel frattempo,
era arrivato il parrucchiere.
“Ora è
meglio che vada. - le disse Cristina - Tu pensa a farti bella e, se quando
arrivi in chiesa non mi vedi, vuol dire che sto dormendo”
“Permettiti
e vedrai poi...”
Rientrata a
casa, fu forte la tentazione di rimettersi a letto ma si erano già fatte le
dieci, per cui dovette affrettarsi a darsi una sistemata. Dopo un buon caffè
che, si augurò, la tenesse sveglia, si fece una doccia veloce quindi,
vestendosi in tutta fretta, corse dal parrucchiere a farsi aggiustare i capelli
che, il giorno prima aveva già tagliato. Si sbrigò in una mezzoretta: erano
quasi le undici e le restava solo un’ora per vestirsi, truccarsi e raggiungere
la chiesa. La madre le fece trovare il vestito già stirato, così che non
dovette fare altro che indossarlo. Applicò un po’ di fondotinta sul viso,
sottolineò il taglio degli occhi con un po’ di matita... passò il mascara sulla
ciglia; un po’ di rossetto per dare colore alle labbra; indossò scarpe,
soprabito e via, di corsa, al matrimonio: “Ma chi li ha inventati i tacchi
alti?” sbottò mentre, traballante, faceva il suo ingresso in chiesa. Marco era
già lì, col bouquet in mano a camminare avanti e indietro sull’altare, in
un’agitazione tale che si poteva tagliare con le forbici. “Guarda che così
consumi il tappeto!”, gli disse, andandogli incontro. Nel frattempo, erano
arrivati quasi tutti gli invitati, compreso Daniele che aveva trovato posto
qualche banco dietro di lei. Si scambiarono un sorriso, in segno di saluto, e,
più di una volta, i loro sguardi s’incrociarono. Lui era impeccabile come
sempre; ogni qual volta si girava a guardarlo, si ritrovava sempre i suoi occhi
fissi su di lei. Paola, intanto, osservava la scena e rivolgeva all’amica
sospiri e ammiccamenti, nella speranza che avesse cambiato idea. Ma niente
nello sguardo di Cristina faceva sperare in un capovolgimento della situazione.
Finalmente, dopo mezz’ora di ritardo, anche Marta arrivò. Tenendosi al braccio
del padre, cadenzava ogni passo al ritmo della marcia nuziale. Era visibilmente
agitata, mentre il padre, con i tratti del volto palesemente contratti, tratteneva
a stento l’emozione. Giunta sull’altare, dopo il consueto scambio di bouquet,
la cerimonia iniziò. Tutto si svolse nella più assoluta tranquillità. Ogni
tanto, Cristina rivolgeva uno sguardo alla sposa che, però, non aveva ancora
smesso di tremare ed era emozionata a tal punto che, quando si trattò di
leggere la formula di consenso, la voce le tremò talmente tanto che si temette
di dover interrompere il rito. Invece, tutto proseguì e, presto, l’atmosfera
divenne più serena. Alla fine della messa, il sacerdote benedisse gli sposi e
augurando ogni felicità, rivolse loro questo monito: “Fiducia e stima sono i
due pilastri fondamentali dell’amore, senza i quali esso non può resistere;
perché senza stima l’amore non ha alcun valore e senza fiducia non ha alcuna
gioia. Abbiate, perciò, stima e fiducia l’uno dell’altro, e il vostro amore
sarà eterno!”.
“Ci vuole, dunque, questo per rendere eterno un
amore? - pensò Cristina - Fiducia e stima, quindi, sono gli elementi
fondamentali? Io ho fiducia di lui e lo stimo molto, perciò.... ma cosa vado a
pensare. In questo caso ci sono gli elementi ma manca tutto il resto: il
sentimento! Peccato, sarebbe stato un buon inizio!”. Dopo che gli sposi
salirono in macchina, anche lei, con Paola e Daniele, si avviò alla volta del
ristorante. In fondo, stava bene anche così: era davvero un peccato sciupare la
loro amicizia!
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