giovedì 19 gennaio 2012

Con te Amico, Capitolo VI

“Quando il vostro amico tace,
il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore
poiché nell’amicizia
ogni pensiero, desiderio, speranza,
nasce in silenzio
e si divide con inesprimibile gioia”

Alessandra e Stefano si offrirono di accompagnarla a casa e Cristina accettò di buon cuore, ben felice di togliersi al più presto da quella situazione. Si congedò dagli amici, ringraziando tutti per l’inaspettata accoglienza e, rivolto un ultimo sguardo a Daniele che, intanto, la stava fissando, volse le spalle ed uscì. Si sentiva il fiato corto: quelle fastidiose fitte al cuore la stavano torturando e, anziché diminuire, aumentavano man mano che si allontanava da lui. “Si è fidanzato - pensava tra sé e sé - si è fidanzato.. Ma perché ci sto così male? E’ solo un amico, in fondo... o no? Ma che sta succedendo? Cosa mi prende adesso?”. Pensando a lui, Cristina si accorse di quanto le fosse mancato lì, a Milano. Nell’ansia di dimenticare presto il passato, aveva messo da parte anche lui senza rendersene conto ma adesso... adesso, dopo averlo rivisto, era tornato ad affollare i suoi pensieri, era tornato a farle palpitare il suo cuore... ma con quali speranze? Ormai era impegnato. D’accordo: Paola aveva detto che quel rapporto non la convinceva tanto ma, poteva stare con la speranza che si lasciassero? In fondo, era a malapena da un mese che stavano insieme... Questo pensiero le stava bruciando l’anima. Aveva sempre creduto che Daniele, in qualche modo, le appartenesse, che sarebbe stato sempre accanto a lei, quasi fosse una sua proprietà, ed invece ora... l’aveva perso!
“Ehi, Cristina? Ci sei? Pronto? - la voce di Alessandra la fece sussultare - Si può sapere a chi o a cosa stai pensando così intensamente?”
“Oh! Scusatemi ragazzi, stavo pensando a... a quello che devo fare domani”, non lo disse molto convinta e, a giudicare dalle facce dei suoi accompagnatori, nemmeno loro dovevano averci creduto molto. Tuttavia, non le chiesero nulla e lei evitò di andare oltre.
“Allora, cosa ci racconti di bello? Si sente la nostra mancanza a Milano?”
“Abbastanza! Nonostante la vita sia più frenetica di qui, quando la sera mi ritrovo a casa da sola, il mio pensiero vola a voi. Non posso certo dimenticare le serate che abbiamo trascorso in allegria. A Milano mi è capitato spesso di uscire con amici ma, non mi sono mai divertita come quando ero con voi. Lì, l’ambiente è un po’ freddino, e non mi riferisco al clima. È difficile trovare qualcuno che ti tratti con la familiarità ed il calore che usiamo qui. I primi tempi, infatti, mi sono trovata un po’ a disagio perché vedevo la difficoltà, negli altri, di accettare determinati miei comportamenti, giudicati, forse, troppo affettuosi. Così, con il passare del tempo, mi sono adeguata a quel modo di fare, cercando di contenere i miei slanci di gioia... Che ridere se penso a quando, all’inizio della mia attività, mi capitava di conseguire qualche successo e allora, per evitare che mi dessero della matta, mi chiudevo nel bagno dell’ospedale e saltavo come un grillo fino a quando non avevo smaltito la mia euforia. Quindi, riprendevo le mie mansioni tranquillamente, come se niente fosse successo. Tornando a voi, ripeto, mi siete mancati tantissimo. Purtroppo non mi è stato possibile mantenere dei rapporti costanti con tutti ma, ti assicuro, vi ho sempre pensato e, quando non potevo contattarvi di persona, chiedevo informazioni a Paola, per cui ero costantemente aggiornata.”
“Anche tu ci sei mancata tanto. Quando il sabato uscivamo insieme per la consueta pizza, c’era sempre qualcuno, quasi sempre Paola, che ti nominava e così, era come se ci fossi anche tu!”
“Vi ringrazio! Ma... me lo merito?”
“Sicuramente no - la scherzò Alessandra - soprattutto se ripenso alle tombolate in cui, senza pietà, tu e quella matta della tua amica ci avete spogliato di tutti i nostri averi. Sto ancora pagando le rate del mutuo che ho dovuto fare per quell’occasione! Serpi!!!!”
“Oh, ancora con questa storia! Era per una buona causa...”
“Si, si, la buona causa... - intervenne Stefano - Non ho mai creduto a quella storia, anche perché non ci avete mai detto in che cosa consisteva questa <<buona causa>>. Per me è stata tutta una vostra invenzione per frenare la nostra rabbia.”
“No, la causa c’era solo che... non si è avverata. E va bene, ora ve la svelo, tanto ormai... Dunque, all’inizio di ogni tombola, con Paola dicevamo: <<se vinciamo, troviamo l’anima gemella al più presto>> e poi, guarda caso, vincevamo sempre.”
“Però così non vale! Eravate raccomandate.”
“Come no? Talmente tanto raccomandate che sono passati tre anni ed ancora l’anima gemella non è arrivata per nessuna delle due. Questo perché la dovevamo trovare al più presto.”
“Non disperare, arriverà!”
“Già - pensò Cristina - peccato che sia impegnata!”. Erano giunti, intanto, sotto casa sua per cui, abbracciatili nuovamente, si ritirò a passo svelto, impaziente di rifugiarsi, dopo tre lunghi anni, nel suo lettone.

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