“Quando il vostro
amico tace,
il vostro cuore
non smetta di ascoltare il suo cuore
poiché
nell’amicizia
ogni pensiero,
desiderio, speranza,
nasce in silenzio
e si divide con
inesprimibile gioia”
Alessandra
e Stefano si offrirono di accompagnarla a casa e Cristina accettò di buon
cuore, ben felice di togliersi al più presto da quella situazione. Si congedò
dagli amici, ringraziando tutti per l’inaspettata accoglienza e, rivolto un
ultimo sguardo a Daniele che, intanto, la stava fissando, volse le spalle ed
uscì. Si sentiva il fiato corto: quelle fastidiose fitte al cuore la stavano
torturando e, anziché diminuire, aumentavano man mano che si allontanava da
lui. “Si è fidanzato - pensava tra sé e sé - si è fidanzato.. Ma perché ci sto
così male? E’ solo un amico, in fondo... o no? Ma che sta succedendo? Cosa mi
prende adesso?”. Pensando a lui, Cristina si accorse di quanto le fosse mancato
lì, a Milano. Nell’ansia di dimenticare presto il passato, aveva messo da parte
anche lui senza rendersene conto ma adesso... adesso, dopo averlo rivisto, era
tornato ad affollare i suoi pensieri, era tornato a farle palpitare il suo
cuore... ma con quali speranze? Ormai era impegnato. D’accordo: Paola aveva
detto che quel rapporto non la convinceva tanto ma, poteva stare con la
speranza che si lasciassero? In fondo, era a malapena da un mese che stavano
insieme... Questo pensiero le stava bruciando l’anima. Aveva sempre creduto che
Daniele, in qualche modo, le appartenesse, che sarebbe stato sempre accanto a
lei, quasi fosse una sua proprietà, ed invece ora... l’aveva perso!
“Ehi,
Cristina? Ci sei? Pronto? - la voce di Alessandra la fece sussultare - Si può
sapere a chi o a cosa stai pensando così intensamente?”
“Oh!
Scusatemi ragazzi, stavo pensando a... a quello che devo fare domani”, non lo
disse molto convinta e, a giudicare dalle facce dei suoi accompagnatori,
nemmeno loro dovevano averci creduto molto. Tuttavia, non le chiesero nulla e
lei evitò di andare oltre.
“Allora,
cosa ci racconti di bello? Si sente la nostra mancanza a Milano?”
“Abbastanza!
Nonostante la vita sia più frenetica di qui, quando la sera mi ritrovo a casa
da sola, il mio pensiero vola a voi. Non posso certo dimenticare le serate che
abbiamo trascorso in allegria. A Milano mi è capitato spesso di uscire con
amici ma, non mi sono mai divertita come quando ero con voi. Lì, l’ambiente è
un po’ freddino, e non mi riferisco al clima. È difficile trovare qualcuno che
ti tratti con la familiarità ed il calore che usiamo qui. I primi tempi,
infatti, mi sono trovata un po’ a disagio perché vedevo la difficoltà, negli
altri, di accettare determinati miei comportamenti, giudicati, forse, troppo
affettuosi. Così, con il passare del tempo, mi sono adeguata a quel modo di
fare, cercando di contenere i miei slanci di gioia... Che ridere se penso a
quando, all’inizio della mia attività, mi capitava di conseguire qualche
successo e allora, per evitare che mi dessero della matta, mi chiudevo nel
bagno dell’ospedale e saltavo come un grillo fino a quando non avevo smaltito
la mia euforia. Quindi, riprendevo le mie mansioni tranquillamente, come se
niente fosse successo. Tornando a voi, ripeto, mi siete mancati tantissimo.
Purtroppo non mi è stato possibile mantenere dei rapporti costanti con tutti
ma, ti assicuro, vi ho sempre pensato e, quando non potevo contattarvi di
persona, chiedevo informazioni a Paola, per cui ero costantemente aggiornata.”
“Anche tu
ci sei mancata tanto. Quando il sabato uscivamo insieme per la consueta pizza,
c’era sempre qualcuno, quasi sempre Paola, che ti nominava e così, era come se
ci fossi anche tu!”
“Vi
ringrazio! Ma... me lo merito?”
“Sicuramente
no - la scherzò Alessandra - soprattutto se ripenso alle tombolate in cui,
senza pietà, tu e quella matta della tua amica ci avete spogliato di tutti i
nostri averi. Sto ancora pagando le rate del mutuo che ho dovuto fare per
quell’occasione! Serpi!!!!”
“Oh, ancora
con questa storia! Era per una buona causa...”
“Si, si, la
buona causa... - intervenne Stefano - Non ho mai creduto a quella storia, anche
perché non ci avete mai detto in che cosa consisteva questa <<buona
causa>>. Per me è stata tutta una vostra invenzione per frenare la nostra
rabbia.”
“No, la
causa c’era solo che... non si è avverata. E va bene, ora ve la svelo, tanto
ormai... Dunque, all’inizio di ogni tombola, con Paola dicevamo: <<se
vinciamo, troviamo l’anima gemella al più presto>> e poi, guarda caso,
vincevamo sempre.”
“Però così
non vale! Eravate raccomandate.”
“Come no?
Talmente tanto raccomandate che sono passati tre anni ed ancora l’anima gemella
non è arrivata per nessuna delle due. Questo perché la dovevamo trovare al più
presto.”
“Non
disperare, arriverà!”
“Già - pensò
Cristina - peccato che sia impegnata!”. Erano giunti, intanto, sotto casa sua
per cui, abbracciatili nuovamente, si ritirò a passo svelto, impaziente di
rifugiarsi, dopo tre lunghi anni, nel suo lettone.
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