Nel bosco degli animali giocosi viveva una coppia di
tartarughe che desiderava tanto tanto avere un figlio.
Il tartarugo era solito affermare:”se avremo un maschio lo
allenerò a fare il corridore: voglio che sia il più veloce di tutti, così che
non subisca tutte le umiliazioni che ho subito io. Sono stanco di sentirmi dire
che sono lento, stufo di restare sempre indietro… mio figlio avrà un futuro
migliore!”
La saggia tartaruga ascoltava in silenzio le parole che il
suo amato diceva e poi, pacatamente, rispondeva: “Quel che il Cielo vorrà noi
accetteremo! Dobbiamo solo preoccuparci di dare ai nostri figli una sola cosa:
TANTO AMORE!”
Passarono i giorni, e sempre il tartarugo diceva che suo
figlio sarebbe diventato un velocissimo corridore … e, nel dire ciò, si perdeva
con lo sguardo verso il bosco ad immaginare suo figlio correre correre e
correre.
Un bel giorno, mamma tartaruga scoprì che in famiglia sarebbero
stati presto in tre perché sarebbe arrivato un tenero frugoletto a rallegrare
la loro vita.
Corse a dirlo al marito il quale, raggiante, affermò ancora
una volta:” Sarà maschio, me lo sento, e diventerà un fantastico corridore …
nessuno oserà più dire che le tartarughe sono lente!”
Arrivò finalmente il giorno tanto atteso e in casa tartaruga
si cominciarono ad udire i gioiosi passetti di un tartarughino curiosone e
desideroso di imparare a vivere.
Col passare del tempo, papà tartarugo iniziò ad insegnare al
figlio la segreta arte della corsa.
Ogni giorno portava il piccolo Runner – così l’avevano
chiamato – in un angolo del bosco dove poteva correre in libertà. Più correva e
più il papà era orgoglioso e felice, e più il papà era orgoglioso e felice e
più Runny era soddisfatto.
Sulla strada del ritorno, a fine giornata, il piccolo
tartarughino vedeva sempre un gruppo di cucciolotti giocare, ridere, scherzare…
ma lui non riusciva mai ad unirsi a loro perché doveva correre sempre più
forte, per il suo papà.
Un giorno, il papà di Runny fu trattenuto al lavoro fino a
tardi per cui il piccolo andò nella radura per giocare con gli altri cuccioli.
Quando li trovò si mise a scherzare e giocare insieme a loro
e scoprì che gli piaceva davvero tanto saltare, scivolare giù per il vecchio
tronco, andare sull’altalena, ascoltare ed inventare le storie.
Così, quando tornò a casa, si mise a raccontare ai suoi
genitori la sua splendida giornata. Era davvero felice, non stava fermo un
attimo … per la prima volta, quella notte, dormì sereno senza incubi.
L’indomani, come al solito, andò col suo papà a riprendere
gli allenamenti ma , per la prima volta nella sua vita, sentiva di non essere
felice: voleva andare a giocare con i suoi nuovi amici! Ma se l’avesse detto al
suo papà certamente l’avrebbe deluso e non gli avrebbe più voluto bene.
Intanto, il padre, accortosi che il piccolo non aveva
l’entusiasmo di sempre, lo chiamò e gli chiese cosa avesse. Runny ritirò la
testa dentro il suo guscio e rispose un timido “Non ho niente!” ma il padre non
gli credette e continuò ad insistere: “Ma non è che per caso vuoi andare a
giocare con i tuoi amici?”
Il piccolo si ritrasse ancora di più e nascose i lacrimoni
che gli riempivano gli occhi.
Il padre capì, lo abbracciò, gli diede un bacio e gli
disse:”Perdonami, figlio mio! Ho sbagliato a pensare che tu dovessi riscattare
la mia vita. Sei un cucciolo e devi fare il cucciolo: devi giocare, divertirti,
scegliere i tuoi amici. Sei tu che devi scegliere, quando diventerai adulto,
chi essere e cosa fare: se correre veloce e arrivare primo oppure camminare
piano e goderti il panorama. Ogni cosa a suo tempo. “
“Papà – rispose il cucciolo tra le lacrime – ma se io non
corro veloce veloce tu non mi vorrai più bene!!!”
“Figlio mio – concluse il padre abbracciandolo forte
forte – ricordati sempre che qualunque
cosa accada e chiunque tu diventerai io e la tua mamma ti vorremo sempre bene
perché senza di te non siamo niente!”