lunedì 26 dicembre 2011

Il coniglietto che non sapeva parlare


Nel bosco degli animali giocosi esisteva un luogo incantato…. Si trovava nei pressi di un laghetto dove degli splendidi cigni bianchi amavano nuotare e farsi ammirare; tutto intorno si apriva una radura in cui crescevano fiori di ogni specie e colore, ed il prato era così morbido che ci si poteva rotolare senza farsi male.
Esistevano poi per i cuccioli dei vari animali, tanti giochi da poter fare: un albero spaccato da un fulmine veniva sovente usato come scivolo da cerbiatti, scoiattoli, coniglietti, leprotti, etc etc…
Alcuni tralci di un salice piangente si erano intrecciati tra loro creando una divertentissima altalena che i cucciolotti usavano a turno.
Vi erano poi dei tronchi di alberi tagliati che fungevano da sgabello e qui i cuccioli amavano sedersi per riposarsi dai loro giochi e raccontarsi le storie…
A turno, ciascun cucciolo prendeva la parola e raccontava agli altri storie vere di vita vissuta oppure storie di fantasia dove maghi, fate, draghi o mostri si alternavano nello scorrere della vicenda.
Era davvero uno spasso starli a sentire… alcuni riuscivano ad inventarsi di quelle storie che restavi a bocca aperta per la ricchezza di particolari che la rendeva unica.
E così venne il turno del leprotto  che raccontò l’avventura vissuta il giorno prima col suo papà al lago… aveva imparato a fare il verso per richiamare i cigni e poi, sempre col suo papà, era andato ad esplorare la zona fitta del bosco dove osano solo i temerari.. aveva visto alberi trasformarsi in mostri urlanti che muovevano i rami cercando di afferrarlo, e poi un animale dagli occhi rotondi e gialli si affacciò da un albero e gli urlò: “uh-uh!”
Che spavento, mamma mia… ma lui non aveva paura: aveva il suo babbo accanto che lo proteggeva!
Prese quindi la parola una simpatica cerbiattina che invece si mise a raccontare della sua avventura sul monte innevato dove vaste distese di gelida neve bianca avevano ricoperto ogni filo d’erba ed ogni cosa si trovasse sul prato. Raccontò di come avesse sentito freddo su quelle montagne gelate e di quanti starnuti fece prima di sentirsi meglio.
Alla fine del racconto, gli sguardi si posarono su un coniglietto che stava seduto in silenzio ad ascoltare quelle storie… tutti lo guardavano con aria interrogativa aspettando che aprisse bocca ma il  coniglietto non parlò se non per dire:”Io non ho nulla da raccontare!”
Disse questo con gli occhi bassi, un po’ timoroso… ma gli altri non gli diedero peso e presero ad ascoltare il racconto della tartaruga…
A fine giornata ogni cucciolo tornò alla propria dimora e il coniglietto silente (così lo avevano soprannominato) raccontò alla sua mamma quello che aveva fatto nella radura incantata. Le raccontò delle avventure dei  suoi amici con notevole entusiasmo, mimando i gesti di ognuno ed andò a fare la nanna continuando a parlare, parlare, parlare.
Il giorno dopo ancora i nostri cuccioli si ritrovarono nella radura a giocare, correre e raccontare storie e, ancora una volta, il nostro coniglietto restò in silenzio.
La cosa andò avanti per un po’ di giorni finchè un mattino… mentre il nostro amico si stava recando alla radura, incontrò per strada una coccinella che lo stava aspettando. La piccola amica lo chiamò ripetutamente ma il coniglietto faticò un poco per vederla perché era davvero minuscola. Fecero la strada insieme e la coccinella gli spiegò che lo stava aspettando perché voleva chiacchierare con lui. Erano ormai trascorsi parecchi mesi da quando avevano iniziato ad incontrarsi nella radura ma non l’aveva mai sentito raccontare una storia o un’avventura, se ne stava sempre zitto zitto quasi come se la compagnia non gli piacesse.
A quelle parole il coniglietto arrossì e si dispiacque di aver creato quel malinteso: a lui piaceva la radura e piacevano anche gli altri cuccioli. Le storie poi le adorava: erano così belle.
“Ma allora perché tu non ne racconti mai?”  chiese la coccinella.
E così il coniglietto iniziò a parlare: “Mia cara amica, ogni giorno tu e tutti gli altri raccontate a turno storie fantastiche di avventure vissute il giorno prima con i vostri genitori. Io mi esalto a sentire queste cose ma poi penso a ciò che io vivo ogni giorno e non parlo. Quando torno a casa, trovo la mia mamma che ha preparato per me tante cose buone… con lei gioco e mi diverto tantissimo a disegnare, scarabocchiare, leggere; facciamo i pasticci in cucina e poi ci accoccoliamo sul divano e aspettiamo che torni papà.
Il mio papino non c’è quasi mai e quando riesco a stare un po’ con lui mi faccio strapazzare di coccole e mi corico con lui nel lettone a vedere i cartoni.
Non viviamo avventure: non abbiamo il tempo! Ma viviamo il nostro amore, semplicemente con una carezza o una dolce parola di tenerezza. Sono sensazioni belle, forti che custodisco nel mio cuore e non voglio raccontare perché non so se gli altri mi capirebbero. Siete tutti molto entusiasti delle vostre splendide avventure ma per me non c’è avventura più grande che starmene accoccolato con il mio papà a oziare tutto il giorno.
Mi spiace che gli altri mi considerino “silente” quando non lo sono ma ancora non riesco ad aprire il mio cuore agli altri cuccioli che sono dei fantastici amici per giocare ma non abbastanza intimi per avere il mio cuore. 

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