“Cosa significa
amarsi
se non prendersi
per mano
e improvvisamente
volare?”
Dopo
essersi ristorata con una tiepida doccia, Cristina pensò ai vari impegni che
l’aspettavano in quel giorno e cominciò ad assolverne qualcuno. “Innanzi tutto
chiamo quell’“esaurita” e le dico di venire a pranzo da me, poi telefono a
Marta per avvisarla che vado a trovarla e poi... andando vedendo”. Seduta sulla
poltroncina della sua stanza, con le gambe “elegantemente” poggiate sulla
scrivania, prese l’apparecchio telefonico e compose il numero di Paola:
“Buongiorno, pazza!!! Com’è che sei già in piedi? Ti hanno tirato giù dal
letto?”
“Come siamo
simpatici a prima mattina... dormito bene?”
“Non tanto,
a dire il vero, pazienza... credo che sia dovuto al fatto di avere cambiato
letto” mentì.
“Sicuramente!
Succede anche a me. Allora, ti è piaciuta la sorpresa di ieri? Te l’aspettavi?”
“Certamente
non credevo che saresti arrivata a tanto però... devo ammettere che è stata
proprio una bellissima sorpresa: non mancava nessuno. Mi dispiace che,
purtroppo, sono dovuta andare via in quel modo ma, credimi, non ce la facevo
più: ero troppo stanca...”
“Sei sicura
che è stato solo per la stanchezza?”
“Cosa
vorresti dire?”
“Niente...
diciamo che, guarda caso, ti sei stancata dopo aver saputo del fidanzamento di
Daniele: c’è rimasto male che sei andata via.”
“Brutta,
perfida <<serpe>>, come dice sempre Alessandra. Non mi credi?”
“Per carità,
ci mancherebbe altro... solo... mi era sembrato... mah! Lasciamo perdere...”
“Si, si, è
meglio. Senti, ti avevo telefonato per chiederti se volevi pranzare a casa mia.
Mia madre cucina le orate al cartoccio e, solo in tuo onore, ci saranno pure i
peperoni ripieni al forno che ti piacciono tanto. A completare l’opera, un
meraviglioso polipo, da me personalmente acquistato stamattina all’alba,
preparato ad insalata. Ti va?”
“Ceerto che
si! Come si può dire di no a tanta squisitezza? Ma dimmi una cosa: che ci
facevi all’alba in pescheria?”
“E chi ha
parlato di pescheria? Sono uscita a fare una corsetta sul lungomare e poi sono
scesa un po’ sulla spiaggia. Mentre stavo camminando sulla riva, due pescatori
stavano scaricando dalla barca una rete piena di pesci ed io... mi sono
innamorata di questo polipo.”
“Ho capito!
Sei rimasta la solita gironzolona. Senti, ma ci sarà pure Daniele?”
“No, non
credo che glielo dirò, perché?”
“Niente,
così... eppure sento che mi stai nascondendo qualcosa... me lo dirai dopo?”
“Non ti sto
nascondendo niente, comunque ne parliamo quando sarai qui. Ora sto andando da
Marta: non vedo l’ora di vedere l’abito da sposa. Ci vediamo per mezzogiorno?”
“Va
benissimo! Allora... a più tardi.”
“Un’ultima
cosa: che ne dici di portare quel buonissimo rotolo alla nutella che mi piace
tanto tanto?”
“Vada per
il rotolo però... poi mi dici cos’è successo col cucciolo?”
“Si, si...
sei convinta... comunque a dopo”
“Ciao”
“Ma guarda
un po’! - riflettè Cristina - E’ possibile che mi si legga in faccia tutto
quello che mi passa per la mente, ed ora come le dico che il problema è che mi sono innamorata di... no, no... cosa
vado a pensare... IO NON SONO INNAMORATA DI NESSUNO! - sbottò all’improvviso,
alzandosi di scatto e guardandosi allo specchio - Proprio di nessuno... meno
che meno di Daniele”. Sollevò, nuovamente, la cornetta del telefono e, questa
volta, parlò con Marta: “Ehilà, sposina! Sto arrivando a casa tua: fatti
trovare pronta”. Senza neanche attendere la risposta, chiuse il telefono,
indossò la giacca ed uscì. La giornata era serena: il cielo era terso e il
sole, ormai assiso sul suo trono di nuvole, emanava caldi raggi che
illuminavano la superficie del mare. Le previsioni del tempo avevano assicurato
belle giornate per tutta la settimana, questo faceva ben sperare per sabato:
non c’è niente di più bello che sposarsi in un tiepido giorno primaverile.
Arrivò presto a casa di Marta che, come sempre, non era ancora pronta così,
anziché uscire, preferirono restare a casa. Con la scusa, Cristina sbirciò fra
i vari regali che avevano ricevuto e, dopo aver avuto la delusione di non poter
vedere il vestito, restò ancora un po’ a parlare con l’amica: “Ti senti
emozionata? - le chiese - Sai, ti ho pensato tanto, in questi giorni... Sono
davvero felice per te e Marco: non vedo l’ora che arrivi sabato... sarai
bellissima!”
“Ho tanta
paura, a dire il vero. Il matrimonio è un passo importante... e se non ne fossi
all’altezza? E se non riuscissi a dare a Marco la felicità che si aspetta e che
merita? E se non fossi la persona adatta a lui?”
“Sentimi
bene, piccola! Tu e Marco state insieme da ben quattro anni: ti pare che se tu
non fossi stata la persona giusta... lui ti avrebbe chiesto di sposarlo?”
“E questo
cosa c’entra? Pure tu e Lorenzo... scusami, non dovevo!”
“Non
preoccuparti: è acqua passata ormai. Hai ragione, io e Lorenzo abbiamo
impiegato ben nove anni per capire che le cose non andavano ma... mi sai dire
che attinenza ha, questo, con te? Non siamo tutti uguali... E’ comprensibile
che tu adesso abbia tanta paura: mi sarei meravigliata del contrario... ma il
tutto sta nel non lasciarsi prendere dal panico. Può darsi che avrete dei
problemi; qualche volta litigherete; altre, invece, farete la pace, e così via,
in un crescendo di vita che vi accompagnerà fino alla morte. L’essenziale è che
siate pronti a mettere ognuno la vostra vita nelle mani dell’altro. Deve essere
un dono totale, unico... meraviglioso. Non avere paura che fallisca, ma
impegnati perché riesca e per riuscire occorre che tu, continuamente, ricominci
daccapo, come fosse il primo giorno. Ti ho osservato, in questi anni. La cosa
di cui sono più che convinta è la sincerità del vostro amore. L’ho visto
nascere e crescere piano piano: è stato un continuo maturare, ricordi? Avete
iniziato da amici, perché lui non ne voleva sapere di te, e così avete avuto il
tempo di conoscervi, disinteressatamente, di imparare a comunicare e, tu lo sai
bene, il dialogo è la linfa vitale di ogni relazione. Non è, però, sempre
facile comunicare con il proprio prossimo, ma voi ci siete riusciti e in
maniera del tutto naturale. Tu fai il confronto con me e Lorenzo ma... non c’è
proprio paragone: noi due non abbiamo mai, e sottolineo mai, comunicato. Questo
perché non abbiamo mai imparato a farlo e, quindi, nessuno dei due aveva ancora
capito che, alla base della comprensione reciproca, occorre spesso parlare meno
ed ascoltare di più. Invece, questo voi lo avete capito benissimo e lo mettete
in pratica ogni giorno. Quindi, mi sai dire perché devi avere paura? Certo, se
tu avessi imparato a cucinare sarebbe stato meglio... per lui, ma si abituerà”.
“Spiritosa!
Guarda che ho già cucinato per lui e ti posso assicurare che ha gradito.”
“Allora che
problema hai? Se ha superato questo... supererà tutto il resto. Scherzi a parte,
stai tranquilla! Andrà tutto bene e, se dovessi avere bisogno... sai dove
trovarmi!”
“Ti
ringrazio, ma sarei stata più tranquilla se tu non te ne fossi andata a Milano.
Piuttosto, a te le cose come vanno? Speravo di vederti in compagnia di qualche
giovanotto ed invece...”
“Non è
facile trovare la persona giusta... ed anche quando l’hai trovata, non è detto
che puoi cantare vittoria... A volte, succede che ti accorgi che ce l’hai
vicino quando è, ormai, troppo tardi”
“Ti
riferisci a qualcuno in particolare?”
“Si, a
Daniele. Quello sciagurato si è fidanzato proprio ora che mi ero accorta di
lui!”, avrebbe voluto gridare all’amica ma, trattenendosi, le rivolse,
semplicemente, un sorriso malinconico, quindi, raccolte le sue cose, la salutò:
“Si è fatto tardi e, fra poco, dovrebbe arrivare Paola: pranza da me! Salutami
tanto i tuoi e Marco... ci vediamo” e, baciatala, andò via.
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