domenica 22 gennaio 2012

Con te amico, Capitolo IX

“La felicità è un profumo
che non puoi donare agli altri
senza che qualche goccia
cada su di te”
(Ralph Waldo Emerson)

Il senso di malinconia, che l’aveva afferrata a casa di Marta, continuò a farle compagnia per buona parte della mattina fino a quando, all’ora stabilita, Paola si presentò alla sua porta, portando con sé una ventata di buonumore e di serenità. “Ecco qui il tuo rotolo - le disse, trionfante, mentre le porgeva il vassoio ben confezionato - e guarda che te lo devi mangiare tutto!”
“Per questo non c’è problema: comincio subito! - rispose, aprendo il pacchetto ed addentandone una prima fetta - E’ troppo buono!”
“Cristina, ma che fai? - intervenne la madre - E quasi ora di pranzo e tu mangi dolci? Oh, ciao Paola... come stai? A casa stanno tutti bene?”
“Buongiorno signora, si... stanno tutti bene, grazie”
“Allora, la smetti di ingozzarti di nutella?”
“Uffa, mamma. Mi dici dove sta scritto che bisogna cominciare a pranzare con la pasta? Io comincio dal dolce!”
“Perché sei la solita storta!”
“Credo che la colpa sia mia, signora. L’ho portato io il dolce”
“No, tu non c’entri niente... è che anche se ha trent’anni, è sempre la solita... Ecco, brava! Ti sei sporcata il maglione di cioccolata”
“Non fa niente: ora mi vado a cambiare... Te ne vieni?” disse, rivolgendosi a Paola.
“Tua madre ha ragione però: non cambi mai!”
“Quante storie per una fetta di torta... lo sai che non resisto!”
“Comunque, io il rotolo l’ho portato, adesso tocca a te: avanti, sputa fuori il rospo!”.
“A quale rospo ti riferisci?”.
“Su, non fare l’indifferente, lo sai a cosa, anzi a chi mi riferisco”.
“E se ne parlassimo dopo pranzo? Lo sai che non mi piace interrompere i discorsi che inizio”.
“E va bene però, dopo, me lo devi dire”.
“Te lo prometto. Ora però vedi se ti piace questa cosa che ho fatto per te - tirò fuori da un cassetto una piccola pergamena e la diede all’amica - e poi non dire che non ti penso!”.
Paola aprì con cura quel regalo e, mentre leggeva, si poteva notare l’emozione che quelle parole avevano su di lei: si capiva benissimo che stava trattenendo le lacrime. “E’ bellissima! Grazie...ma davvero sono tutto questo per te?”
“Se non lo fossi stata non te l’avrei detto né, tantomeno, scritto”.
“Anch’io voglio sapere cos’è!” esclamò una voce alle loro spalle.
“Valentina! E tu che ci fai qui? Quando sei arrivata?”
“Secondo te non venivo a salutare la mia cugina preferita? Ciao Paola, ci sei anche tu?”. Trovarsi di fronte la sua “cuginottera” così, all’improvviso, fu, per Cristina, una magnifica sorpresa. Le era molto legata e, spesso, era andata a trovarla a Firenze dove studiava. Nonostante Valentina fosse più piccola di lei di nove anni, ci si era trovata sempre bene. Andavano abbastanza d’accordo  e, soprattutto, era un’ottima confidente: anche lei, come Paola, Marta e tutti gli altri, le era stata vicino nei momenti più tristi e questo era servito ad unirle ancora di più.
“Allora, sto ancora aspettando... mi dite cosa c’è scritto su quel foglio?”
“E’ una poesia di Elena Oshiro - rispose Paola - ed è bellissima. Ora te la leggo:
Amico: perché sei il legame che unisce ma non imprigiona.
Amico: perché sei la stella che guida ma non abbaglia.
Amico: perché sei il torrente che disseta ma non affoga.
Amico: perché sei la brezza che placa ma non addormenta.
Amico: perché sei sguardo che scruta ma non giudica.
Amico: perché sei silenzio che riceve ma non opprime.
Amico: perché sei la parola che previene ma non tormenta.
Amico: perché sei fratello che corregge ma non umilia.
Amico: perché sei un mantello che copre ma non soffoca.
Amico: perché sei l’oasi che ristora ma non trattiene.
Amico: perché sei il cuore che ama ma non esige.
Amico: perché sei immagine di Dio, appunto per questo.
Bella, vero?”
“Non sapevo di avere una cugina così profonda, complimenti!”
“Bando alle ciance, adesso, e andiamo a mangiare: ho talmente tanta fame che mi mangerei... tutto il rotolo alla nutella!”

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