giovedì 9 febbraio 2012

L'angelo biondo


Ed ecco qui il secondo (in realtà primo in ordine cronologico) romanzetto scritto da me anni fa. Spero vi piaccia leggerlo...

L'ANGELO BIONDO
CAPITOLO I

“Eri scia di cometa e ali di gabbiano e giostra fatata.
Ma il tunnel della meraviglia è sbucato in un antro oscuro,
dove hai trovato solo mediocrità, menzogna e squallore...”
(L. Sella)

Era una mattina fresca, il cielo era limpido ed una leggera brezza dondolava, delicatamente, i palmizi nei pressi della spiaggia. Un’altra giornata si affacciava all’orizzonte, un’altra scommessa con la vita che Diana azzardava alla luce di quel mattino, uguale, ormai, a tutti gli altri. Erano già trascorsi circa due mesi da quando il suo Edoardo era andato via dicendole di aspettarlo. Due mesi di attese, di paure, di angosce... di lacrime. Ma lui non tornava  ed al telefono era sempre più vago. Fino a quando - quella sera si era ormai impressa nella mente di Diana - la tremenda verità venne fuori in tutta la sua crudezza.
Era stanca di aspettare ma, soprattutto, sentiva forte la sua mancanza e così decise di andarlo a cercare. Fu proprio allora che lo vide, lì, spiando dalla finestra della sua nuova casa, in compagnia di... lei ; erano a letto, ansanti e felici per quel nuovo ennesimo amplesso che li teneva sempre più uniti. Non si accorsero di lei, di lei che li guardava in un misto di stupore, rabbia, dolore. Due lacrime, poi altre due e poi ancora così, in una serie infinita di sofferenza che le stava spaccando il cuore. Lei, che lo aspettava, lei che contava le ore, mentre immaginava il giorno del loro ricongiungimento ora era lì, fissa a quella finestra, a guardare il suo uomo darsi con tutto sé stesso ad una sconosciuta. Quei baci, quelle carezze, quelle parole, dov’erano quando era stata lei a cercarle ? Dov’erano quegli abbracci, quel malizioso luccichio nei suoi occhi ? Che fine avevano fatto quei progetti, quei sogni fatti insieme e tutto quello che li aveva uniti ?
Non capiva più niente Diana, appoggiata a quel muro così freddo, nella speranza di aver preso un abbaglio.
“No ! Non è lui, non può essere lui - pensava  - vedrai che ti sei sbagliata, non era la sua finestra o magari era un amico a cui aveva prestato la casa per spassarsela con la fidanzata ; lui ti ama ; lui vuole tornare con te ; lui vuole sistemare le cose per sposarti” e poi, di nuovo lì, a quella finestra a scrutare quei due corpi distesi, uno accanto all’altro, stanchi e soddisfatti.
Ad un tratto sentì ridere, si stavano alzando e parlavano. Si acquattò sotto la finestra tendendo l’orecchio per sentire meglio quanto avevano da dirsi i due amanti :
“Allora, anche oggi ti ha chiamato ? Dille di smettere, confessale tutto e facciamola finita ! Prima o poi verrà a sapere di noi, tanto vale che sia tu a dirglielo. È da settembre che andiamo avanti con questa storia, prima dovevamo stare nascosti perché eravate ancora insieme, ma ora... vi siete lasciati, no ? Quindi diglielo e basta !”
“Non è così semplice : se le dico una cosa del genere la uccido. Quella vive per me, non fa niente senza di me. Non fa altro che chiedermi quando torno. Guarda qua cosa mi ha scritto :
“Amore mio,
sono ben 22 giorni che non ti vedo e mi manchi, mi manchi da impazzire ! Riesco ad andare avanti solo perché ho la consapevolezza che stai facendo tutto questo per noi due. Non capisco la necessità di stare separati ma l’accetto, perché sei tu a chiedermelo. Ogni notte mi addormento con il pensiero di te che mi sorridi, penso ai nostri momenti felici, a quando vivevamo l’uno per l’altra... mi pesa questo stare lontani. Mia madre teme che ci sia un’altra donna per lo mezzo, ma io non ti reputo capace di fare queste cose. Tu non sei come tutti quelli che non hanno rispetto per coloro che amano : tu mi sei fedele e so che in questo momento anche tu sentirai la mia mancanza. Sono un’egoista a dire che soffro, perché starai sicuramente peggio di me. A quest’ora ti immagino solo nella tua nuova casetta : non riesci a prendere sonno perché ti manco e così guardi la mia fotografia, poi te la stringi al petto e ripensi alla mia voce. Ecco, ora finalmente dormi ! Quanto ti amo, smetterò mai di dirtelo ? Ora, però, ti lascio, perché anch’io vorrei provare a prendere sonno. Ho preso un ansiolitico, nella speranza che mi aiuti a dormire... staremo a vedere ! Buonanotte amore mio e ricorda : la gioia dei tuoi occhi ti pensa sempre e ti ama più di prima !”

Capisci ora ? Come faccio a dirle di noi ?”
“Certo che, però, è abbastanza stupida quella lì. Come si fa a non capire che c’è un’altra persona nel tuo cuore ? Ti ricordi quella volta che ti telefonai e lei scoprì il mio numero ? Se avesse avuto un briciolo di cervello avrebbe indagato per scoprire di chi fosse...”
“...ed invece ha creduto alla storia che le ho raccontato, e cioè che avevo prestato il cellulare a mio fratello e che, quindi, era sicuramente un numero suo” .
“Ma come hai fatto a stare con una così per tutto questo tempo ?”
“Ma che ne so, chissà cosa mi aveva preso. Sai che ti dico ? Ritorniamo a letto.”
“Chissà che faccia farebbe  se ci vedesse in questo momento !”
“Non ci voglio nemmeno pensare. Ma insomma che aspetti a toglierti questa vestaglia di dosso ?”.
Tutto qui, dunque ? Solo questo era rimasto di lei ? Una vittima da compiangere, una povera stupida da deridere e alla cui faccia si poteva anche godere ? Ma chi, o piuttosto, cosa aveva amato ? Come aveva fatto a non accorgersi di tutte quelle bugie ? Come aveva fatto a fidarsi di quel, di quel... o, al diavolo ! Quanta rabbia aveva dentro, le lacrime le si erano bloccate, non riusciva più nemmeno a piangere.
Quel bastardo l’aveva ingannata. “Da settembre, da settembre”, quelle parole le risuonavano continuamente nella testa. Diana cercava ora di ricordare tutto ciò che accadde in quei nove mesi di tradimento.
Le ritornavano in mente tutte le volte che lui non era andato da lei perché era fuori per lavoro ; e quella volta che le chiese di svolgere per lui tutte quelle commissioni, perché “aveva da fare ?” . Era questo allora che doveva fare ! Andarsene con donnacce ! E c’era riuscito, eccome se c’era riuscito ! Ne aveva una lì, ora, nel letto, pronta a spogliarsi ad ogni suo comando, pronta a “dargli” tutto ciò che voleva ! Però una cosa giusta l’aveva detta quella lì : lei era stata una stupida, una grandissima stupida. Ma adesso basta ! Avrebbe dato una svolta alla sua vita ed Edoardo sarebbe stato solo un ricordo : una malattia da cui bisognava riprendersi, e in fretta !
Ed ora, stesa sul suo letto, Diana ripensava a tutto questo, e continuava a piangere. Si era ripromessa di cambiare vita, ma l’unico cambiamento che riuscì a fare fu quello di tagliarsi i suoi lunghi capelli ricci, che lui aveva amato tanto. Li tagliò corti corti ma, per il resto, non era riuscita a fare niente. Non usciva più, non ne aveva il coraggio. Si sentiva umiliata, ferita ; aveva paura che gli altri la prendessero in giro, che tutti le gridassero dietro : “Stupida ! Come hai fatto a non accorgerti di nulla ?” . E così trascorreva le giornate a casa, chiusa nella sua stanza, sul letto a piangere. A niente servivano le parole dei suoi familiari che la ricoprivano, in ogni momento, di attenzioni : le compravano regali, le facevano trovare tutte le cose che lei di più amava. Si sentiva persa, distrutta, sconfitta. Persino la sua fede cominciava a vacillare. Non riusciva più nemmeno a pregare, fino a quando, una sera, nel silenzio della sua cameretta ritrovò, in un cassetto, una piccola pergamena che le avevano regalato qualche tempo prima. Era il famoso “Messaggio di tenerezza”, di Powers. Lo rilesse accuratamente, piano piano, lasciando che le parole le scivolassero dentro, toccando le corde più profonde dell’anima :
“Ho sognato che camminavo
in riva al mare con il Signore
e rivedevo sullo schermo del cielo
tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso
apparivano sulla sabbia due orme :
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,
proprio nei giorni
più difficili della mia vita.
Allora ho detto : “Signore
io ho scelto di vivere con te
e tu mi avevi promesso
che saresti stato sempre con me.
Perché mi hai lasciato solo
proprio nei momenti più difficili ?”
E Lui mi ha risposto :
“Figlio, tu lo sai che io ti amo
e non ti ho abbandonato mai :
i giorni nei quali
c’è soltanto un’orma sulla sabbia
sono proprio quelli
in cui ti ho portato in braccio” :

A mani giunte, lentamente, si inginocchiò ; con i gomiti poggiati sul letto ed il viso segnato dal pianto stette in silenzio a contemplare quelle parole.  Parlavano di speranza, quella stessa speranza che, adesso, invocava per lei. Alzò gli occhi e diresse il suo sguardo verso l’immagine del Gesù misericordioso che le faceva da capezzale - “Confido in te !” - c’era scritto su quel quadro. Si sentì rincuorare e, fiduciosa, levò una preghiera, di quelle semplici ; di quelle che ti escono spontanee dal cuore  : “Signore, aiutami ! Se davvero adesso mi stai portando in braccio, allora, fammelo sentire. Non voglio niente di eccezionale, solo sentire il calore delle tue braccia. Un semplice abbraccio, vorrei, di quelli che ti scaldano l’anima quando hai freddo !
Un abbraccio per capire che non sono sola, offrimelo, ti prego !
Donamelo questa stessa notte, non so come, ma tu donamelo : ne ho, davvero, tanto bisogno

Nessun commento:

Posta un commento