lunedì 13 febbraio 2012

Capitolo II


“E quando ti rendi conto che devi ricominciare tutto daccapo,
dentro di te si spalanca un vuoto enorme. Eppure sai che, prima o poi,
riuscirai a riprenderti anche stavolta...”
(L. Sella)

Fece uno strano sogno, Diana, quella notte : “Era ad una festa o, probabilmente, in una discoteca. Un complesso sconosciuto stava strimpellando qualcosa e tutti erano come infervorati da quella musica.
C’era tanta gente, tutti ammassati in un’unica calca, non c’era spazio per muoversi... non si poteva nemmeno ballare. Ma lì, dov’era lei, c’era tanto vuoto. Sembrava che il suo stato d’animo si fosse esteriorizzato e che, quindi, tutto rispecchiasse il suo cuore. In quella confusione, dunque, c’era lei che quasi non sentiva e non vedeva quanto stava succedendo intorno a sé.
All’improvviso le si avvicinò una figura alta, elegante nel portamento : non riusciva a distinguerne i lineamenti, ma intuiva che fosse bello, anzi, bellissimo. Silenziosamente le si fece talmente tanto vicino che con il gomito la sfiorava, delicatamente. Lei poteva sentire la morbidezza del suo golfino sulle braccia, sembrava una carezza : una di quelle carezze che mentre dialogano col corpo sono capaci di far vibrare l’anima. Quasi automaticamente Diana inclinò il capo sul suo petto, ora ne stava respirando il profumo : era stordita da tanto benessere! E fu così che lui alzò il braccio e, dolcemente, l’avvolse. Un abbraccio aveva chiesto e quell’abbraccio, adesso, le stava scaldando il cuore. Si sentì rassicurata, protetta e, soprattutto, non era più sola. Ma voleva vedere il viso di quell’angelo, voleva capire chi era il salvatore che l’aveva trascinata via, in quel momento, da quel vuoto in cui era ormai entrata. Alzò lo sguardo e rimase folgorata : conosceva bene quella figura !”
L’aveva visto qualche anno prima in chiesa. Puntuale ogni domenica sera lui era lì, alla celebrazione della S. Messa. Tutti lo avevano notato : alto, biondo, bello, umile negli atteggiamenti. Impossibile che passasse inosservato ! Anche Edoardo se n’era accorto e provava, per questo, un’insana gelosia. Ogni qual volta il “biondo” arrivava, Edoardo si rivolgeva, con aria fortemente ironica, verso di lei per dirle che il suo  idolo era arrivato. Era infastidita, Diana, da questo atteggiamento ma doveva arrendersi all’evidenza che quel biondino in ultima fila l’aveva colpita davvero.
Avrebbe voluto conoscerlo, ma era fidanzata ; la lealtà ed il rispetto verso il suo ragazzo le impedivano di farlo e, così, pensò bene di toglierselo dalla testa.
Ed ora era lì, nel suo sogno, accanto a lei, ad abbracciarla, a farle sentire tutto il calore, tutta la tenerezza del mondo. Non ci poteva credere : il suo biondo era tornato, e nel momento più opportuno.
Si svegliò un po’ controvoglia, ma sicuramente, più felice. Aveva chiesto a Dio un abbraccio e Lui glielo aveva donato e nella maniera più inaspettata e più dolce possibile.
Diana scostò le tende della sua stanza e sorrise al sole che stava sorgendo in quel momento dal mare : “Buongiorno mondo !” disse all’improvviso, sorprendendo anche sé stessa. Provava una strana euforia dentro, si sentiva... frizzante, solo dopo si accorse che, per la prima volta, dopo tanti giorni, si era alzata senza pensare al suo passato.
Sentiva ancora, su di sé, il calore di quelle braccia che l’avevano avvolta nella notte, nel segreto dei suoi sogni e nell’intimo del suo cuore. Pensò ad una frase di Brown che aveva letto, qualche tempo prima, su uno dei tanti libri di aforismi che arricchivano la sua collezione : “Negli immensi misteri del tempo e dello spazio, io sento le tue braccia intorno alle mie spalle e non ho paura”.
Concentrandosi poteva ancora annusare quel profumo, quella dolce fragranza che sapeva di libertà. Che dono aveva ricevuto ! Non se l’aspettava ; più che altro credeva di non meritarlo, ed invece aveva vissuto un momento di gloria, proprio come l’aveva sempre desiderato, anzi meglio, perché mai e poi mai si era pensata così vicino al suo “biondo”. In fondo quest’ultimo sembrava fosse sbucato dal nulla : nessuno lo conosceva, nessuno sapeva niente di lui. Poi, silenziosamente, se n’era tornato da dove era venuto senza lasciare traccia.
“Devo scoprire chi è, dove abita, cosa fa. Lo voglio conoscere : questa volta non mi scappa !” così pensava Diana mentre, guardandosi allo specchio, decideva cosa indossare. Sulla porta, sua madre la guardava esterrefatta ma felice. Non capiva cosa fosse successo ma, finalmente, la sua bimba si stava risvegliando dal torpore in cui era caduta o, meglio, in cui si era rifugiata. Non osava fare il benché minimo rumore, per non disturbare quel momento così inaspettato e raro. Una lacrima di gioia le rigò il viso, anch’essa in silenzio, rispettosa di quegli istanti. D’improvviso si udì una porta sbattere, Diana si voltò e vide la madre, lì ferma ; quest’ultima ebbe un attimo di smarrimento : temette che l’incantesimo si fosse spezzato e invece, con sua grande sorpresa, sentì la figlia chiederle un consiglio sull’abito da mettere per uscire. L’abbracciò, le schioccò un sonoro bacio sulla guancia ed andò via canticchiando qualcosa.
“Ed il vestito ? Mamma... ma che cosa ti è preso ? Certo che siete tutti matti in questa casa !” 

2 commenti:

  1. Ohhhhh, un blog anche tu: meraviglia!! :)
    Senti ma... ma come diavolo fai a cucinare tutte quelle cose non dukaniane, per poi non potertele mangiare??!! Noooo... non ce la posso fare... :(
    Comunque... bentrovata anche qui! ;)
    Buona settimana! :)

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    1. Il trucco e' preparare le cose buone quando sei sazia eheheh e comunque anche le cose dukaniano proposte sono buone.... Bentornata!!!!

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