mercoledì 22 febbraio 2012

Capitolo IV


“Sto davanti a te come di fronte ad una cascata di fuochi d’artificio nella notte.
E non finisco mai di stupirmi.”
(L. Sella)

Quella notte Diana non riuscì a chiudere occhio : era eccitata all’idea di poter conoscere Gabriele ma, al contempo, aveva paura, una paura matta di fallire ancora una volta. Era stata troppo bruciante la delusione e, forse, si era scottata più del previsto.  Ora, aveva tanta voglia di ricominciare, però temeva di trovarsi di fronte un altro bastardo che l’avrebbe fatta soffrire e, per quanto si sforzasse, vedeva solo falsità. Provò a dormirci sopra, a non pensarci più, ma non appena chiudeva gli occhi le si presentava sempre la solita scena : “Edoardo e la sua nuova fiamma, su quel letto, ad amoreggiare spudoratamente ; a gridare la loro soddisfazione ; a ridere di lei, della sua semplice ingenuità ; a prendersi gioco del suo amore”. Non ce la faceva più a reggere quella situazione. Le compresse che prendeva non le facevano più niente, ormai. Pianse amaramente, nella solitudine buia della sua stanza ; pianse e sfogò così tutto il suo dolore fino a quando, ormai stanca, si addormentò. Dormì fino a tarda mattinata e quando si destò si sentì improvvisamente meglio : aveva l’animo più leggero, più sereno. Si guardò allo specchio, quegli occhi gonfi tradivano, ancora una volta, il suo cuore a pezzi ; ricompose al meglio la sua faccia e scoppiò a ridere per le smorfie che, intanto, stava facendo a sé stessa : era davvero buffa ! Chissà cosa avrebbe pensato Gabriele se l’avesse vista mentre imitava, alquanto malamente, il pesce palla. “Gabriele... che bel nome ! - pensò - Non un angelo mi hanno mandato, bensì un arcangelo !”. Squillò subito il telefono :
“Buongiorno principessa - esordì  Miriam - trascorsa bene la notte ?”
“Ottimamente, grazie a te. È bello svegliarsi al mattino sentendosi chiamare principessa, dovresti farlo più spesso !”
“Ci penserò ! Allora che mi dici ? Usciamo insieme anche stasera ? Magari riesci anche a conoscerlo !”
“Va bene allora, solita ora, solito posto : mi raccomando la puntualità ! Ciao”
Era cominciata bene, e se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata davvero una bella giornata. Le ore volarono per Diana che, in maniera più o meno palese, era alquanto agitata nell’attesa che si facessero le 22 :00. Si ritrovò, quindi, a passeggiare con i suoi nuovi amici, a ridere, a scherzare e, intanto, aspettava che lui arrivasse. Puntuale come un orologio, Gabriele posteggiò la moto al solito posto e scese con quel suo fare semplice, ma estremamente sicuro. La sigaretta in bocca, per scaricare tutte le tensioni di quella giornata di lavoro ; si sedette sul muretto con i suoi amici e, dopo un po’, si mise a discutere con loro senza accorgersi che, poco distante da lui, una ragazza lo spiava incuriosita ed affascinata : non poteva certamente immaginare che di lì a poco la sua vita sarebbe giunta ad una svolta importante. Diana, intanto, lo osservava da poco lontano : seguiva ogni sua mossa. Lo guardava fumare, seguiva il movimento del suo torace che inspirava ed espirava regolarmente ; si soffermò con più interesse quando lo vide discutere animosamente, gesticolando spesso ma in maniera gentile.
“Dai, su, fermalo ! Digli che lo vuoi conoscere, se vuoi glielo dico io per te”.
“Ma sei pazza ? Mi vuoi vedere morta ? Figurati se quello vuole conoscere me ! Hai notato quante belle ragazze ha vicino ? Chissà con quante di loro è stato. Pendono tutte dalle sue labbra. No, non fa per me ! E’ meglio che ce ne andiamo, Miriam, che qui si mette male stasera”.
Un po’ delusa Diana si avviò, con l’amica, verso casa non prima, però, di avergli lanciato un ultimo sguardo. “Ciao angelo mio - pensò - chissà se... ma figurati ! ! !”

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